Inaugurazione: venerdì 18 settembre 2009, ore 18.30 Davide Mosconi inizia a lavorare sui trittici quando, nel 1980, la Polaroid lo invita a utilizzare la nuova macchina che produce immagini di grande formato (61 x 51 cm). Il mio lavoro è una ricerca costante sui concetti di coincidenza e casualità. I miei primi trittici erano basati sull’osservazione che diversi fotografi in periodi diversi della storia della fotografia hanno ritratto pressappoco lo stesso soggetto, pressappoco nello stesso modo. In quei primi progetti ho rifotografato due immagini simili realizzate da due fotografi diversi e le ho combinate con una terza, fatta da me in studio. In morte del padre: La morte si manifesta, 1984-85 In morte del padre: Tu le fai uno sberleffo, 1984-85
Periodo espositivo: sabato 19 settembre – sabato 14 novembre 2009
Orari della Galleria: da martedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00La mostra
Sono gli anni in cui muore suo padre. E’ un periodo di ripensamento e trascorre il suo tempo nella biblioteca del padre dove trova molte foto e manuali di medicina. Lo colpiscono le coincidenze. Una fotografia medica gli ricorda un’immagine di Jacques André Boiffard, fotografo surrealista. Ricerca e affianca fotografie scattate da due autori diversi, che, senza conoscere il lavoro dell’altro ritraggono la stessa cosa in modo affine.
Alla coincidenza delle due immagini trovate e di cui Mosconi non è che il tramite, ne aggiunge una terza, sua.
“Con la sua terza immagine sottolineava ancora una volta che ciò che conta in fotografia non è la rappresentazione, né tanto meno ciò che è rappresentato, ma la forma, la figura che uno percepisce e riconosce, e che investe di uno o più significati” Pool Andries, Davide Mosconi, Edizioni Charta 1997.
“In morte del padre”, mai esposto sino ad oggi, è la prima serie di trittici realizzati con la polaroid.
In “Disegnare l’aria” mi sono occupato del concetto di casualità e ho effettuato solamente tre scatti per immagine. Il primo è un test. Nel secondo e terzo scatto gli oggetti vengono lanciati e fotografati mentre si dispongono nell’aria a formare figure casuali. In questo modo sto anche cercando di rendere visibile l’invisibile, disegnando l’aria.