Inaugurazione: mercoledì 6 maggio 2009, alle ore 18.30 Pierpaolo Lista ha poco più di 30 anni, vive e lavora a Paestum, ha esposto opere pittoriche in personali a Pavia nel 2003 e a Roma nel 2006 e nel 2007. Nel 2008 a Salerno tiene la sua prima personale di lavori fotografici. Nelle fotografie di Lista ritroviamo una ambivalenza scenica. Lista costruisce con cura la coreografia di ambienti, di stanze vuote illuminate da un’improbabile luce che filtra da una porta semi aperta, ricrea oggetti comuni (forbici, cappelli, giacche, ombrelli, aereoplanini, una barchetta di carta che si riflette sull’acqua) assemblando carte, cartoni, filo di ferro, chiodi, pezzi di corda, sfondi acquerellati; ogni cosa ha la propria ombra a volte disegnata a volte creata con effetti di luce. La tecnica fotografica è sin dall’inizio un semplice e agile mezzo per costruire una immagine che è, a sua volta, l’alter ego, la deuteragonista delle figurazioni dei suoi lavori pittorici. Ossia: la “scarnificazione” d’un elemento oggettuale – anche il più elementare – che si trasforma, attraverso una raffinata tecnica e una prevista alterazione, in una sorta di visione fantasmatica che, pur conservando le stigmate della realtà, riesce a trasformarla in quello che potrei definire l’equivalente ricordo. Hanno scritto di lui Gillo Dorfles, Antonello Tolve, Mariangela Calisti, Raffaele d’Adria, Alan Jones, Angelo Trimarco.
Periodo espositivo: giovedì 7 maggio – martedì 20 luglio 2009
Orari della Galleria: da martedì a sabato dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00La mostra
La Galleria Milano presenta per la prima volta a Milano sia la sua pittura che le fotografie.
I lavori pittorici, smalti dipinti e graffiti sul retro di lastre di vetro visarm, hanno tutti la stessa dimensione: 100 x 120 cm.
Le immagini, profili inconsistenti di oggetti, di cose di tutti i giorni – una moto (una vespa) , un pianoforte, un orologio con le ore messe a caso, un paio di occhiali appoggiati su di un tavolo, dei coltelli, sono simulacri della quotidianità, ridotta a segno e resa in tal modo minimale, che la trasforma quasi nel ricordo di una realtà.
Scrive Mariangela Calisti nella presentazione alla mostra di Pavia Cose: “Immagini che ci appartengono, che hanno molto da raccontare, ma che già molto hanno detto. Non a caso prive di ogni presenza umana, ci consentono di impossessarcene.
Questi assemblaggi, queste scenografie esistono solo per essere fotografate.